sabato 13 febbraio 2010

La non autosufficenza non si discute---Da: La voce di Rovigo di Lorenzo Zoli

Il ricovero di queste persone è disposto dall’Ulss, a pagare sia il Comune” “La non autosufficienza non si discute” L’avvocato replica alle raccomandate Iras: “Interessato il difensore civico regionale” Lorenzo Zoli 
ROVIGO - 
“Queste persone sono dichiarate non autosufficienti dall’Ulss di riferimento ed è sempre la stessa Ulss ad averne disposto il ricovero: come si fa allora a chiedere ai loro familiari di pagare per queste prestazioni mediche, erogate da enti accreditati? E’ come se mi si chiedesse il conto per essere stato curato in regime di sanità pubblica dopo avere riportato una frattura a una gamba”. E’ questa la tesi che sta alla base delle risposte che l’avvocato Carlo Barotti ha notificato, per conto di varie famiglie che segue, allo studio legale al quale si era appoggiata l’Iras per inviare raccomandate con solleciti di pagamento. 
Raccomandate con le quali si chiede a familiari di persone ospiti dell’Iras di intervenire a coprire uno “scoperto” nel pagamento delle rette, per somme nell’ordine delle migliaia di euro.

Il caso è quello degli ultra 65enni dichiarati non autosufficienti dall’Ulss e per questo ospitati in strutture assistenziali accreditate, non dotati di un reddito proprio in grado di coprire l’intero importo della retta. Secondo le famiglie, allora, in questi casi la legge di riferimento è la 328 del 2000, articolo 6, che recita, al comma 4: “Per i soggetti per i quali si rende necessario il ricovero stabile presso strutture residenziali, il Comune nel quale essi hanno la residenza prima del ricovero, previamente informato, assume obblighi connessi all’eventuale integrazione economica”. 

Insomma: l’integrazione spetterebbe al Comune di residenza della persona non autosufficiente. Tuttavia, è ancora molto frequente la prassi, da parte delle strutture accreditate e dei Comuni, di andare a chiedere, nei casi di ospiti con redditi insufficienti, l’integrazione al coniuge o ai parenti.

Le famiglie assistite dall’avvocato Barotti avevano sì sottoscritto un impegno a pagare lo “scoperto”, ma lo avevano fatto - secondo questa tesi - quando non erano a conoscenza di questa legge. Non appena questa è stata portata a loro conoscenza, in primo luogo hanno comunicato di volere recedere da questo impegno, quindi hanno domandato l’integrazione al Comune di ultima residenza del congiunto.

Da parte sua, l’Iras ha dato mandato a uno studio legale rodigino di chiedere comunque il pagamento. Una mossa alla quale le famiglie hanno reagito tramite il proprio avvocato, Carlo Barotti del foro di Rovigo, che segue, in tutto, una quindicina di casi simili.

La risposta, allora, è arrivata sotto forma di una lettera che precisa quattro punti chiave: la non autosufficienza e la necessità del ricovero sono state riconosciute dall’Ulss di riferimento dei pazienti; i centri accreditati erogano prestazioni nell’ambito del servizio sanitario nazionale; i costi di queste prestazioni non debbono mai gravare sui familiari e congiunti; eventuali impegni a pagare sottoscritti da familiari e congiunti non hanno validità.

La lettera è stata inviata, poi, anche al difensore civico regionale. E proprio da questi uffici di Venezia era partita, pochi giorni prima, una comunicazione non tenera indirizzata al Comune di Rovigo, che a una richiesta integrazione retta di una famiglia aveva risposto come segue: “Si riscontra la sua avente ad oggetto ‘richiesta di cortese integrazione economica’, comunicando che non sussistono condizioni di fatto e di diritto perché il Comune di Rovigo possa dare corso alla sua richiesta. Distinti saluti”.

Una nota scarna che, al difensore civico regionale, proprio non pare essere piaciuta.

“In relazione all’istanza del cittadino in oggetto - recita infatti la nota - e al riscontro fornito da codesto Comune, non si può che constatare, innanzitutto, come la nota comunale sia totalmente priva di motivazione, e ciò in aperta violazione dei canoni e dei principi dettati dalla legge 7 agosto 1990 numero 241”.

“In ogni caso - prosegue il documento - si rammenta che il Consiglio di Stato ha affermato che i precetti recati dal decreto legislativo 31 marzo 1998, numero 109, sono preordinati al mantenimento di livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale ai sensi e per gli effetti dell’art. 117, secondo comma, lettera m) della Costituzione, mentre il Tar Brescia, I sezione, ha ricordato che, trattandosi di livelli essenziali di assistenza, ‘non è sostenibile la tesi che l’integrazione comunale sia dovuta negli ordinari limiti delle disponibilità di bilancio... rafforzando in questo modo l’obbligo di integrazione dei Comuni per quanto riguarda la disabilità grave come nel caso di specie’”.

“Ciò premesso - conclude il difensore civico - si ritiene che codesto Comune, anche per non incorrere in eventuali rifiuto od omissione, debba procedere ai prescritti adempimenti istruttori, dandone cortese assicurazione allo scrivente organo tutorio ai sensi e per le finalità della legge regionale 6 giugno 1998, numero 28”. 

Sul caso rette e sui suoi recenti sviluppi ha poi voluto prendere la parola anche il consigliere comunale del Prc Cristiano Pavarin, che da tempo segue la questione. 

“Sono anni - spiega - che insisto sul fatto che questo tipo di questione vada trattata al di fuori delle logiche della politica. E’ giunta l'ora di adoperarsi tutti insieme affinché i Comuni e le case di riposo adeguino i propri regolamenti nel pieno rispetto della legge, così come ha inteso il consiglio comunale di Rovigo nel giugno scorso approvando la mia mozione. Per quanto riguarda le risorse necessarie allo scopo è indispensabile l'intervento della Regione, in applicazione della legge 112 del 98 (art 3 comma 3), dove è riportato in modo netto ed inequivocabile che, dal momento che la stessa Regione trasferisce competenze ai Comuni, lo dovrebbe fare con adeguate risorse finanziarie. D'altronde, per ammissione dello stesso assessore Valdegamberi, arriveranno presto a Venezia 30 milioni di euro dalla ripartizione del ‘fondo nazionale per la non autosufficienza’. Il Piemonte è esemplare in questo senso: finanzia quei Comuni che si adeguino alla legge 328 del 2000”.

“Credo - chiude Pavarin - che sarà fondamentale il coinvolgimento attivo delle conferenze dei sindaci del Polesine. Rilancio l'appello alla politica tutta affinché sia al più presto ristabilita la legalità, in materia, anche nel nostro territorio

1 commento:

  1. E' sempre così, quando uno non sà una cosa ecco che subito se ne aproffitta: i comuni, come anche le case di riposo, fanno il gioco di chi sà ma non sà. Ci sono delle leggi che tutelano i nostri diritti, una di queste è l'Art.38 della Costituzione Italiana, (Titolo III. Rapporti economici: 38. Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all'assistenza sociale. I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria. Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e all'avviamento professionale. Ai compiti previsti in questo articolo provvedono organi ed istituti predisposti o integrati dallo Stato. L'assistenza privata è libera.) ma chi sà perché non viena mai rispettata. Quando vedremmo i nostri diritti rispettati? Ogni politico che sale al Governo non fà altro che promettere questo o quest'altro, e chi ne fà le spese è sempre il cittadino che, suo malgrado, ha posto la sua fiduccia al candidato di "turno" e si vede prendere in giro per l'ennesima volta, vedi il Lodo Alfano. Povera questa Italia. Ci vorebbe un bel colpo di spugna, ma non come fanno i nostri politici per archiviare o insabbiare un determinato caso che scotta, ma per ridare quella fiduccia agli italiani che è venuta a mancare. Abbiamo bisogno di una guida, non di Berlusconi che vuole fare leggi che portano acqua al suo mulino. E poi si incazza perché gli tirano le statuette in faccia: una al giorno gliene dovrebbero tirare. Chiedo scusa per questo sfogo, ma sono così deluso... Continua così con i tuoi post Wolfango Free, l' informazione non deve conoscere ostacoli. :-t ~x(

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